lunedì 13 febbraio 2012
Incontro Babele, 12 febbraio 2012
Carissimi,
Domenica scorsa 12 febbraio ci siamo incontrati nonostante la neve per il primo incontro babele con il nuovo formato.
Si è parlato di diversi libri, che hanno fornito spunto per discussioni in diversi ambiti.
I libri di cui si è parlato sono:
Oriana Fallaci - Insciallah
Joseph Roth - Destra e sinistra
Paolo Sorrentino - Hanno tutti ragione
Jane Jacobs - Vita e morte delle grandi città
Alan Beattie - Economia bastarda. Le ragioni e le colpe della crisi mondiale e le strategie efficaci per uscirne
di questi allego delle brevi descrizioni in fondo al messaggio.
Altri suggerimenti interessanti, emersi dalle discussioni, sono:
Ilam Pappé - Storia della Palestina moderna
Alberto Moravia - Gli indifferenti
e i film:
L'uomo in più
Waltz with Bashir
Il prossimo incontro sarà domenica 1 Aprile, alle ore 16:00, al piano superiore del caffè Rialto, Ceintuurbaan 338
Ciao,
Giuseppe
Insciallah
Insciallah è un romanzo della scrittrice e giornalista italiana Oriana Fallaci pubblicato nel 1990 dalla casa editrice Rizzoli. È ambientato ai tempi della guerra civile in Libano negli anni ottanta, durante l'intervento delle forze internazionali, alle quali partecipò anche l'Italia. Proprio attraverso le vicende personali e comuni dei componenti il contingente italiano nei tre mesi che intercorsero tra gli attentati di Beirut e il ritorno in patria della forza italiana, la Fallaci descrive un complesso retroscena che diventa uno spaccato della società italiana e fasi di scontri armati in cui prevalgono sequenze più dinamiche.
Destra e sinistra
Inutilmente il lettore cercherà di identificare la "destra" e la "sinistra" con l'uno o l'altro dei personaggi del romanzo; il titolo non allude ad opposti schieramenti politici, quanto piuttosto al generale senso di disorientamento succeduto al crollo del vecchio ordine mitteleuropeo. Scritto nel 1929, il libro rappresenta con pochi altri un'eccezione nella narrativa di Joseph Roth, quasi interamente concentrata sul motivo ebraico e sulla nostalgica apologia dell'impero asburgico.
Qui l'autore si cala nella realtà del suo tempo e ci offre un'attenta analisi della società della repubblica di Weimar, riflessa nella decadenza di una ricca famiglia berlinese.
Hanno tutti ragione
Tony Pagoda è un cantante "di night" con tanto passato alle spalle ("Se a Sinatra la voce l'ha mandata il Signore, allora a me, più modestamente, l'ha mandata san Gennaro"). La sua è stata la scena di un'Italia florida e sgangheratamente felice, fra Napoli, Capri e il mondo. È stato tutto molto facile. Il talento. I soldi. Le donne. E insieme, una pratica dell'esistenza che ha coinciso con la formazione di una formidabile (e particolare) cognizione del mondo. Quando la vita comincia a complicarsi (la moglie chiede il divorzio), quando la scena si restringe (la sua band si esibisce in piazze minori), per Tony viene il tempo di cambiare. Una sterzata netta. Andarsene. Sparire. Cercare il silenzio. Alla fine di una breve tournée brasiliana, Tony Pagoda decide di restare là, prima a Rio, poi a Manaus, ossessionato dagli scarafaggi ma coronato da una nuova libertà. Senza perdere lo sguardo di eterna sorpresa per il mondo e la schiettezza di chi, questo mondo, lo conosce fin troppo bene, Tony si lascia invadere dai dubbi e dalle insicurezze che fino a quel momento, nel suo ordinato e personalissimo "catalogo" di quelli che passano per uomini, aveva attribuito agli smidollati. E scopre che tutte le risposte possono essere trovate in un infuocato tramonto.
Vita e morte delle grandi città
La programmazione urbanistica è davvero la soluzione per i problemi delle grandi metropoli? O non è piuttosto una prospettiva intellettualistica, viziata di utopismo, dimentica della natura concreta e del modo di interagire delle città reali? È la domanda chiave che Jane Jacobs ci rivolge in questo libro appassionante, ormai un classico della sociologia urbana, che da sempre alimenta un dibattito tra difensori e oppositori della programmazione urbanistica. Di fronte alla pianificazione urbanistica, la Jacobs propone di verificare come le città funzionino nella vita reale.
Economia bastarda
Perché il petrolio e i diamanti fanno più danni rispetto al loro effettivo valore? Come mai il crollo finanziario in Argentina non ha interessato gli Stati Uniti? Perché in Africa non si produce cocaina? Usciremo dalla recessione? A queste e a altre domande risponde Alan Beattie nella sua, storia dell'economia globale. Una storia che sfata i miti secondo cui l'economia è incontrollabile, il capitalismo deve per forza fallire, alcune nazioni sono destinate a essere ricche e altre a rimanere per sempre povere, le religioni impediscono il progresso, la globalizzazione non può essere regolata. Perché la ricchezza di uno Stato non dipende da piani divini o congiunture astrali, ma semplicemente dalle decisioni dei governi e delle popolazioni. Beattie ci illumina sulle ragioni di tali scelte e sulle interazioni tra economia, storia, politica e cultura. E, soprattutto, fa luce sulle decisioni che si stanno prendendo in questo momento, rivelandoci quali sono le nazioni che adottano valide strategie per risollevare la propria economia e quali invece non hanno ancora imparato la lezione.
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