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mercoledì 3 marzo 2010

Il vostro romanzo di formazione

Cosa sia nella critica letteraria un romanzo di formazione (o Bildungroman, se vogliamo fare i fighi) possiamo leggerlo qui.

A me interessa invece aprire una discussione sui nostri gusti, quei romanzi che ci hanno formati o che quantomeno nel periodo in cui crescevamo come persone e come lettori per periodi più o meno lunghi ci hanno appassionati. Probabilmente perché indipendentemente dai suoi meriti letterari in quel momento qualcosa in quella storia o nel modo di raccontarla stava parlando a qualche elemento della nostra vita.

In fondo quando studiavo l'interpretazione psicologica delle fiabe per un esame di Storia della Letteratura per l'infanzia, ho scoperto che funziona così anche per i bambini.

Però noi adesso siamo grandi e ci fa piacere passare, a seconda dei gusti, per persone di mondo, grandi, belli, magri, raffinati, che non si fermano alle apparenze ma ricercano la sostanza delle cose e no, le barzellette di Totti no, quando mai, massì, ah, sta davvero nello scaffale? Eh, ma me le deve aver regalate qualche decerebrato, no, io no, Totti, ma chi è? il filosofo Totti? L'antropologo? Il padre del destrutturalismo podale? insomma what's Totti? Ecco, a volte è così, ci sentiamo definiti dalle nostre letture. E non è esatto.

Io invece vorrei spezzare una lancia in favore di tutte le schifezze che ci siamo letti da giovani amandole, perché è stata anche quella fase lì a permetterci di formarci un gusto come lettori e se una cosa ci è piaciuta sarà anche il caso di dirlo serenamente, no? Ce lo vogliamo raccontare?

Comincio io.

Io ho letto (di nascosto, mia madre povera donna credeva davvero che mettendoli sullo scaffale più alto erano al sicuro, mentre sappiamo tutti quanto in alto riesca ad arrampicarsi un bambino curioso) per anni con passione, curiosità e le guanciotte rosse dalla tensione TUTTA LA SERIE DI ANGELICA. Mon quelle belle copertine con su Michelle Mercier, bellissima e bionda, protagonista della serie televisiva tratta da... che non ho mai avuto il piacere di vedere.

Avete presente, no, la serie di romanzoni storici creata da Anne e Serge Golon? con tanti dettagli favolosi sulla corte del re Sole e dintorni, i coloni in America, i pirati barbareschi nel mediterrano e tante altre nozioni importanti? No, dico saranno stati almeno 14 titoli spalmati negli anni. Ecco.

Drogate eravamo, io e mia madre, anche se convengo che leggermi da bambina dei dragoni del re che invadevano i villaggi e violentano bambine e ragazze (che poi si buttavano nel pozzo per la vergogna o partorivano il figlio della colpa e trovavano sempre qualcuno che glielo rinfacciava) per dare una lezione ai villici (*storico, come dicevano i fumetti della Bonelli) non sarà forse stata la cosa più rasserenante ed educativa. Però, passione pura, una parola dopo l'altra, una riga dopo l'altra, una pagina dopo l'altra, un volume dopo l'altro.... (basta, la serie è finita, tiriamo un sospiro di sollievo e passiamo ad altro).

Anche così si crescono piccoli lettori. Non come alle medie che la prof pedagogica ci costrinse  prendere in prestito un libro dalla biblioteca e farne il solito riassunto e io riportai il mio il pomeriggio dopo ma non valeva, e così mi toccò leggere e fare il riassunto di un mio amico che povero cristo, come dargli torto, gli era toccato Il taglio del bosco di Carlo Cassola, che dico io come si fa? a un ragazzino a cui già non piace leggere? Dargli Cassola? o Cesare Pavese, che l'avevo in bagno da un po' e l'ho prestato con gioia a un ospite di passaggio, che spero dimentichi di restituirmelo.

Ma dategli Harry Potter, dategli Robinson Crusoe, dategli L'ultimo dei Mohicani, che spero qualcuno abbia ritradotto, perché ho ritrovato i miei e con entusiasmo ho provato a leggerli ai figli, ma nulla, una lingua, uno stile, da buttare direttamente a mare, che la lingua si evolve e i gusti dei lettori pure. Di questo parleremo in un  altro post però.

Adesso quello che vi chiedo è di reagire numerosi e raccontarmi i titoli inconfessabili delle vostre letture preferite da bambini e/o ragazzi. ce magari sono passati tanti anni, abbiamo elaborato e se ne può parlare serenamente, no?

8 commenti:

  1. Molti di quelli che posso ricordare come miei romanzi di formazione li ho letti che ero già abbastanza adulto, tutti comunque dopo i 17 anni.

    e non mi vergogno di nessuno di loro.

    posso ricordare:

    Il Jack Frusciante di Brizzi;
    Due di Due di De Carlo, ma pure gli altri suoi prima del 2000;
    Demian e Narciso e Boccadoro di Hesse;
    Maya, di Jostein Gaardner.
    e pure:
    L'opera struggente di un formidabile genio di D.Eggers.

    Il punto è che siamo animali evoluti, e in quanto animali molto evoluti, non si smette mai di formarsi. Quindi se guardo alla definizione di romanzo di formazione, probabilmente ne esiste uno che dovrei mettere nella lista, ma che ancora non ho letto, e che leggerò chissà quando.

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  2. Si, quando è uscito il Jack Frusciante era piaciuto anche a me (poi ho letto che dopo averne letto la prima versione il suo editore, amico di famiglia, gli ha messo in mano il "Giovane Holden" di Salinger, Brizzi ha riscritto il frusciante che è poi diventato quello che era).

    Però Rafeli, tu hai gusti raffinatissimi, può essere che la narrativa di intrattenimento me la leggo solo io? eddai, diteci dell'altro. Sennò che gogna è?

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  3. ciao, a me accadde di comprare in edicola, con Ragazza In, un libro di Asimov "Cronache della Galassia", ricordo che ero alle medie, forse in seconda, e mi trasformò, mi creò la curiosità per l'ignoto e la voglia di conoscenza (e forse una certa latente coscienza politica): col tempo passai dal meraviglioso "Io Robot" a E.Allan Poe e Lovecraft... non dimenticherò mai le sensazioni di racconti come "I topi nel muro" o "Il pozzo e il pendolo", poi Kafka con "Il Processo" e infine al liceo approdo alla letteratura underground americana meravigliosamente comunicataci (tradotta) dalla superba F.Pivano, bibliografie complete in full immersion di Kerouack, Corso, Ferlinghetti, Ginsberg ecc. ed è solo per caso che il libro che mi è capitato ora tra le mani e di una tale Jane Kerouack... mestamente tradotta da un certo Bruno Oddera (lo cito come il peggior traduttore di tutti i tempi!)... la figlia che Jack non voleva riconoscere-

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  4. Da adolescente avrei saputo recitare a memoria qualunque racconto di Lovecraft e "Lo Hobbit".
    Poi "1984" e "Per chi suona la campana".
    Dopo è arrivato Alfred Kubin con "L'altra parte", una vera pietra miliare.
    Poi, a seguire, "Sostiene Pereira", "Storie" di Erodoto per arrivare a Ella Maillard e Terzani, che mi hanno definitivamente portato sul sentiero della non fiction.

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  5. Ah, dimenticavo Salgari e Verne: le storie di gigantesche macchine a vapore capaci di trasportare palazzi in volo e quelle di pirati nel mar delle indie sono state senza dubbio uno dei leit motif della mia adolescenza, e le leggo ancora adesso con piacere. Così come P.G. Wodehouse.

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  6. Valgono le poesie di formazione?
    Perche' quello che proprio ha cambiato tutto, il pensare "come prima" dal pensare "come dopo" per me e' stata l'Antologia di Spoon River, di Lee Masters (traduzione Pivano, oviamente, che poi ho voluto fare un regalino romantico, una volta, e ho comprato il cartoncino Acquarelli, e come tutti i regalini romantici rispettabili volevo sottolineare le mie preferite... e non le ho piu' trovate!)
    Se la poesia non vale, Dico "Cent'anni di solitudine", di Marquez. E Sepulveda. Formazione notturna sotto coperta con lucina carbonara.

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  7. vabbè, dopo questi commenti sulturalissimi, io ammetterò (e non me ne vergogno per niente) di aver letto ed amato:
    come il mare di wilbur smith e la stirpe degli asimov di non so chi,da ragazzina;
    la metà oscura di steven king ma soprattutto tutta la serie di romanzi sull'antica roma (pieni di intrighi, morte e sesso) di colleen mc collough (l'autrice di uccelli di rovo per intenderci) quando ero già un po'più grandina e grazie alle informazioni contenute nei quali ho passato l'esame di storia romana all'università.
    e poi di tutto di più, da piccole donne a emilio salgari in poi.

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  8. Io sono sempre stato uno specialista nello scegliere i libri sbagliati. Da piccolo pescavo la roba più pesante dalla libreria dei miei, salvo poi non capirci nulla e portare a termine il libro solo per testardaggine (ricordo in particolare la sofferenza di leggere Il ventre di Parigi. e i Buddenbrook, a parte le ultime 50 pagine, delle quali comunque ricordo solo che c'era di mezzo una malattia). Ricordo anche la depressione causata dal terribile trittico Tristano/Tonio Kroeger/La morte a Venezia. Deve essere stato allora che ho deciso di leggere solo roba leggera.
    Poi, come tutti, attorno ai 15 anni ho scoperto la Beat Generation, che comunque mi ha lasciato solo la passione per la letteratura che dipinge immagini (Howl) e la scalata della montagna de I vagabondi del Dharma.

    Se ci penso bene, ad avermi trasmesso qualcosa sono stati in pochi: gli animali di Gerald Durrell (dai 6 ai 12 anni, solitamente letti da mia madre prima di andare a letto, mi ha infuso la meraviglia per le cose piccole e la voglia di viaggiare), Steinbeck (i poveri cristi di Pian della Tortilla, Cannery Row e Sweet Thursday, La corriera stravagante e I pascoli del cielo), ovviamente Terzani, dal quale non è possibile non imparare qualcosa.

    Poi ci sarebbero i libri che mi sono piaciuti senza necessariamente lasciarmi nulla...

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